Argomento molto interessante (mi spiace essermi accorto solo ora del tema).
Il terreno di discussione è sconfinato e ci sarebbe da dire tantissimo; per cominciare a ravvivare la discussione mi permetto di introdurre tre brevi considerazioni, nell'attesa di repliche e sviluppi ulteriori:
Anche quando si afferma che il pubblico della Rete è più preparato (e magari più smaliziato) quando posto di fronte alle pratiche di persuasione tradizionali adottate da politici e pubblicitari, ciò non vuol dire affatto che i navigatori di internet siano insensibili agli imbonitori: sono solo suscettibili a cantastorie più scaltri.
Oppure hanno una forma di insensibilità asimmetrica: è difficilissimo fregarli su certi terreni, ma è al contrario facilissimo solleticare altre corde.
Esempio pratico: ogni giorno vengono visti su you-tube milioni di video sciocchissimi che in tv non sortirebbero alcun effetto e che, ad uno spettatore medio del tubo catodico, farebbero magari schifo. Però in Rete spopolano (diversamente dai politici, che non affascinano).
Qualcuno ha una spiegazione per questo?
Sarebbe molto interessante conoscere, al di là delle generiche dichiarazioni di questi esperti della persuasione occulta - che in pubblico si riempiono la bocca di cose quasi lapalissiane come "la gente voleva delle voci nuove" - qualche espediente pratico, qualche esempio preciso di strategie vincenti sul terreno del marketing politico (espressione orribile, ma credo fortemente rappresentativa).
Qualcuno vuole svelare un paio di trucchi dei maghi?
Nulla di straordinariamente complesso o compromettente per le web agencies. Penso a piccole cose che consentano anche ai neofiti di capire come riuscire ad arrivare dritto al centro del cervello di un utente internet e convincerlo a scegliere qualcosa.
Direttamente correlata a questo secondo punto c'è una fondamentale questione sociale e politica - nel senso di didattica della politica.
Qui, però, andiamo un po' OT rispetto al tema vero e proprio.
Mi spiego. Gli esperti di comunicazione puntano di solito a due obiettivi: valorizzare il loro cliente e screditare i concorrenti. Il primo obiettivo si raggiunge con una propaganda abilmente orchestrata (edulcorando la realtà di un candidato, esaltandone i pregi e sminuendone i difetti).
Il secondo, invece, implica un processo più articolato: il pubblicitario deve inviare un messaggio che consenta al pubblico di smascherare il proprio avversario (cioè qualcosa che gli insegni a vedere l'invisibile, svelare il trucco), ma che allo stesso tempo non sia così potente da allevare persone in grado di svelare tutti i trucchi, altrimenti anche il suo cliente sarebbe rapidamente scoperto con tutto il suo corredo di mezze verità e notizie pettinate.
Insomma: l'elettore deve essere portato a scoprire le bugie degli altri, ma non quelle di chi cerca di farsi votare.
Mi domando allora: in questo quadro di manipolazioni incrociate, chi dovrebbe insegnare invece ai cittadini ad essere guardinghi, attenti e preparati nei riguardi di tutti i politici, non solo degli avversari di quelli che vogliono convincerci?
Chi, insomma, insegnerà all'elettorato di sinistra a vedere non solo il marcio che c'è a destra, ma anche tutti i travagli della sinistra stessa (e viceversa per gli elettori di destra)?
Personalmente, credo che dovrebbe essere lo Stato - cioè Scuole, Università, istituzioni culturali, ministeri, alte cariche - a formare e preparare una cittadinanza attiva, consapevole, forte, esperta e combattiva, capace di smascherare le magagne di tutti e dire a ciascun politico "questa è una balla, qui stai raccontando il falso, qui vuoi fregarci, questo non è corretto".
Lo Stato assolve questo compito? Ci insegna a difenderci agli imbonitori? Se sì, come fa (o potrebbe farlo)? Se no, quali nefaste conseguenze potrebbero derivarne?
Chiudo l'OT, di cui mi scuso.