Buongiorno a tutti. Volevo porre un quesito che vedo girare da molto tempo su internet, con risposte paradossali, perciò volevo provare a chiarire la questione con qualche esempio pratico.
Supponiamo che una persona voglia intraprendere un'attività in proprio, magari nemmeno tempo pieno, per racimolare qualche soldo. Può essere il caso di uno studente, o una casalinga, o un disabile, o una persona già benestante che non ha bisogno di guadagnare molto. In ogni caso parliamo di una persona che non ha già altri redditi da lavoro, ma che si accontenterebbe comunque di qualche centinaio di euro al mese. Se saranno di più ben vengano, altrimenti pazienza.
Supponiamo allora che questa persona decida di produrre alcuni semplici oggetti (ad esempio soprammobili o oggetti che non siano soggetti a normative particolari), o di acquistare semplici prodotti da rivendere (ad esempio modellini o accessori per cellulari). Questi prodotti li metterà poi in vendita online, su e-commerce proprio o su piattaforme di vario tipo tipo Amazon o eBay.
L'attività dal punto di vista formale presumo che non possa essere considerata "occasionale", nonostante dal punto di vista pratico lo sia, visto che il lavoratore in questione non punta necessariamente ad un impegno a tempo pieno o regolare. Quindi questa persona dovrà aprire una partita IVA (come commerciante o artigiano), e visto che pagare le tasse è anche un dovere morale, sarà felice di contribuire in qualche modo alle entrate dello stato... finché non scopre l'assurdità del minimale INPS.
Esempio di fatturato annuale: 3000 euro. Sono tantissimi, se ne aspettava molto meno, pensava di vendere al massimo qualche oggetto, massimo qualche di euro di roba, e invece che sorpresa, è proprio felice il nostro impavido lavoratore. Togliendo 600 euro di spese varie per materiali, ecc. arriviamo ad netto di 2400 euro (sarebbero 200 euro al mese). Tralasciando l'IRPEF per semplicità, togliendo i contributi INPS fissi (oltre 3000 euro di contributi)... andiamo comunque già sottozero.
Qual è la soluzione del dilemma il nostro impavido lavoratore a reddito basso? Chiedere un prestito in banca per pagare l'INPS? Non avrebbe alcun senso. Inquadrarsi come libero professionista, categoria stranamente "privilegiata" che paga in base a ciò che guadagna veramente? Mi pare impossibile. Considerare tutto come prestazione occasionale? Ma con una vetrina su un e-commerce online, dubito sia fattibile. Altri trucchi sconosciuti tipo creare una SRL, o aprire una partita IVA all'estero? Non so se esista qualche stratagemma del genere, che sia legale.
So già che qualcuno penserà che non ha senso avviare un attività che guadagna poco, eppure esistono un sacco di persone che arrotondano con piccoli stipendi da poche migliaia di euro all'anno (contratti part-time, a progetto, stagionali, ecc.). Non vedo perché non possa farlo pure un autonomo. Inoltre non vedo perché esistano categorie "privilegiate" come i liberi professionisti (avvocati, consulenti, ecc.). Se c'è una regola assurda, almeno dovrebbe valere per tutti (o meglio non valere per nessuno). Altrimenti si arriva al paradosso dell'e-commerce, dove per iniziare a guadagnare qualcosa devi fatturare circa 10 mila euro (calcolando un classico 50% di spese, con 50% di ricarico alla vendita). E sperare di vendere più di 10.000 euro di roba in un e-commerce appena avviato al giorno d'oggi è follia, è già tanto se all'inizio arriva qualche visitatore (che non compra nulla).
Mi scuso per la lunghezza del post, ma penso che la questione sia seria, e potenzialmente incostituzionale. Se ne è parlato molto in giro, di riposte chiare sembra non ce ne siano. Qualsiasi spunto di riflessione ulteriore che possa scaturire da questa discussione, sarà benvenuto. Ringrazio anticipatamente.