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    • Perdite sui crediti

      Tra tante pessime notizie, finalmente una buona: a seguito della Circolare del Ministero dell'Interno nr. 557/PAS/6909/12015(1) del 10 gennaio 2011 e grazie all?intenso lavoro di UNIREC, l'Agenzia delle Entrate, con l?emanazione della** Circolare N. 26/E del 1°agosto 2013, ha riconosciuto la relazione negativa rilasciata dalle Agenzie di Recupero Crediti, di cui all'art. 115 del TULPS, elemento di prova utile per la deducibilità delle perdite su crediti - al pari della documentazione dei legali - in ipotesi di mancato successo dell'attività di recupero per oggettiva insolvibilità del debitore.**

      In sostanza per far riconoscere al Fisco la perdita su un credito inesigibile, non saranno più necessarie perigliose acrobazie, ma sarà sufficiente una relazione di inesigibilità, articolata e motivata, da parte della società di recupero crediti che ne ha tentato il recupero.

      Credetemi sulla parola, per gli addetti ai lavori è una novità davvero strepitosa

      Link alla fonte: http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3527

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    • Pensioni d?oro a confronto: Italia-Germania

      L?argomento pensioni d?oro è ormai di dominio pubblico, molti giornali infatti se ne sono occupati, specie dopo la decisione della Consulta di bocciare per incostituzionalità la norma varata dal Governo; norma che prevedeva un prelievo, il contributo di solidarietà, sulle pensioni più cospicue, quelle oltre i 90 mila euro.
      La norma è stata infatti dichiarata incostituzionale per motivi di equità, trattandosi di prelievo fiscale, secondo la Consulta, avrebbe dovuto essere applicato a tutti i redditi alti e non solo a quelli di pensione.
      Il giornale tedesco Bild, probabilmente per portare la propria testimonianza sulla questione del tema previdenziale, ha pubblicato nei giorni scorsi un interessante articolo dal titolo: ?Die Wahrheit über unsere Renten" che tradotto in italiano significa ?La verità sulle nostre pensioni?.
      L?aspetto di rilievo che emerge è che in Germania le pensioni d?oro non esistono, ****questi i dati: quasi una pensione su due è inferiore a 700 euro lordi al mese, pochi pensionati, si tratta di 54 mila pensionati, lo 0,28% della popolazione percepiscono **più di 2000 **euro al mese e solo 18, non 18 mila, ricevono più di 2800 euro, mentre meno di 400 pensionati ottengono più di 2400 euro al mese.
      In Italia il 44% dei pensionati ha un assegno previdenziale mensile inferiore ai 1000 euro, il 13,8% dei pensionati italiani addirittura non arriva alla soglia dei 500 euro mensili.
      Eppure la spesa previdenziale ha un peso molto consistente, si tratta del 15% del Pil nel 2011, in dati assoluti oltre 265 miliardi di euro.
      **Come si spiega tutto ciò? **Le ragioni primarie di questa spesa sono da ricercarsi proprio nelle pensioni d?oro che purtroppo in Italia, a differenza della Germania, **esistono : ci sono circa 740 mila pensionati che ricevono dall?Inps una pensione mensile superiore ai 3000 euro e pesano sulle casse pubbliche per 40 miliardi di euro. In realtà si tratta di meno del 5% dei pensionati italiani, ma le loro pensioni assorbono il 15% dell?intera spesa previdenziale, pochi, quindi, ma con un peso specifico importante.
      In Italia in tema pensioni d?oro sembra non essere stato accantonato, ma mentre il Governo sta cercando degli escamotage per ovviare ad un ulteriore ?No della consulta? (ri
      chiedere il contributo di solidarietà non soltanto a chi è in pensione ma a tutti i cittadini che dichiarano un reddito superiore a 90mila euro lordi all'anno, **o non tagliare gli assegni d?oro ma **non rivalutarli più in base all?inflazione) l?Inps, ****ha invece dichiarato, che restituirà da agosto i contributi di solidarietà già versati dai pensionati **d?oro dal 2011 ad oggi e che l?erogazione degli assegni previdenziali avverrà senza decurtazione.

      Link alla notizia : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3513

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    • Si consolida la ripresa per la domanda di mutui: +7,3% a settembre

      Per il terzo mese consecutivo si registra un segno positivo.
      Il dato aggregato relativo ai primi 9 mesi del 2013 segna però ancora un -6,2% rispetto al 2012 e sono lontani i livelli pre-crisi.

      Il mese di settembre appena concluso ha fatto registrare una crescita nella domanda di mutui da parte delle famiglie pari a +7,3% rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta del terzo mese consecutivo che si chiude in positivo, anche se in termini aggregati nei primi 9 mesi dell?anno in corso il numero di richieste di mutui rimane ancora inferiore (-6,2%) rispetto al pari periodo dello scorso anno e sostanzialmente dimezzato rispetto agli anni precedenti.

      Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell?anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell?effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

      ?Nello scorso mese di luglio avevamo rilevato con una certa sorpresa l?inaspettato ritorno al segno positivo per la domanda di mutui da parte delle famiglie dopo 2 anni e mezzo di una crisi che non sembrava avere fine. Oggi, al terzo segno positivo consecutivo sembrano consolidarsi i segnali di ripresa, che portano il dato aggregato relativo al 3° trimestre dell?anno a segnare un incoraggiante +4,3% rispetto al corrispondente periodo del 2012? ? commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF.

      Dall?analisi condotta da CRIF risulta però che l?importo medio dei mutui richiesti nei primi 9 mesi dell?anno è stato pari a 127.685 Euro (contro i 131.576 Euro del pari periodo 2012), confermando un trend in contrazione da quattro anni a questa parte.

      La dinamica rilevata risulta coerente anche analizzando la distribuzione delle domande in funzione dell?importo: nei primi 9 mesi del 2013, infatti, si registra un aumento solo per la fascia al di sotto dei 75.000 Euro, che cresce di quasi 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012 (dal 24,70% al 26,7%). La fascia tra i 100 e i 150.000 Euro, invece, con il 29% delle domande di mutuo si conferma essere la preferita dagli italiani (con una quota sostanzialmente stabile rispetto al 2012).
      Relativamente all?età dei richiedenti, infine, la fascia compresa tra i 35 e i 44 anni si conferma essere quella prevalente, con una quota pari al 34,1% del totale, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (28,9%).

      ?Anche se negli ultimi anni solamente un terzo delle compravendite è stato sostenuto dall?accensione di un mutuo, il ricorso al credito rimane fondamentale per finanziare gli investimenti immobiliari da parte delle famiglie. Per poter fare fronte ai propri debiti senza eccessivi affanni va però strettamente collegato all?equilibrio economico-finanziario complessivo delle famiglie e alla certezza delle entrate ? conclude Capecchi -. A causa del deterioramento dell?economia reale, nell?ultimo anno e mezzo abbiamo registrato una inversione di tendenza della rischiosità del comparto, che è tornata ad aumentare, segnalando le crescenti difficoltà delle famiglie nel sostenere i debiti contratti. L?aumentata rischiosità a sua volta influenza l?offerta di credito e le condizioni di erogazione dei finanziamenti, che conseguentemente risultano poco favorevoli per effetto dell?aumento degli spread a copertura delle maggiori perdite su crediti concessi?.

      Link alla fonte: http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3500

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    • Come si può acquistare casa senza richiedere un mutuo?

      Le caratteristiche principali della Vendita con riserva di proprietà e del Rent to buy

      In un momento di difficile congiuntura economico come quello che sta attraversando l?Italia, in cui la liquidità delle famiglie italiane è sempre più scarsa e la possibilità di accedere al mutuo sempre più lontana, vista la morsa delle banche nella concessione del credito.
      Ecco emergere due valide alternative che consentono di acquistare casa senza dover contrarre un mutuo in banca, soluzioni che forniscono vantaggi sia al compratore, che potrà così dilazionare nel tempo il pagamento dell?immobile, sia al compratore che non perderà i propri soldi in caso di cliente insolvente.

      1. La vendita con riserva di proprietà: è l?unica ad essere disciplinata dal codice civile, si tratta di un normale contratto di compravendita immobiliare che prevede l?aggiunta di una clausola: la riserva di proprietà o patto di riservato dominio
        In cosa consiste? La proprietà dell?immobile resta al venditore fino a quando non vengono pagate tutte le rate, ma il vantaggio per l?acquirente è che può prendere immediatamente possesso della casa.
        L?acquirente pagherà delle rate mensilmente come se si trattasse di un mutuo, senza stipulare però nessun contratto con un istituto creditore che richiederebbe sicuramente maggiori garanzie e maggiore liquidità disponibile, e potrà divenire al termine delle rate il proprietario della casa.
        Qualora invece non riuscisse, per intervenute cause esogene, ipotizziamo sopraggiunto licenziamento, malattia invalidante etc, a pagare regolarmente le rate si vedrebbe privato del diritto di proprietà. Il venditore dal canto suo in caso di insolvenza e di non rispetto contrattuale sarebbe tranquillo visto che la proprietà del bene non è stata ancora trasferita e non rimarrà vincolato alla vendita.
        I vantaggi sono notevoli per entrambi gli attori coinvolti nel contratti di compravendita: l?acquirente non è soggetto a cambio di idee o di prezzo del venditore nel tempo, e non deve temere eventuali ipoteche giudiziali a carico del venditore, dal momento che la compravendita viene accuratamente trascritta nei registri immobiliari e le eventuali ipoteche sui beni del venditore non hanno valore nei confronti del futuro proprietario. Inoltre può pagare l?intero valore dell?immobile rateizzandolo.
        Il venditore viene tutelato dalla clausola inserita nel contratto e se si trovasse di fonte ad un acquirente inadempiente dovrà rendere le rate riscosse, ma potrà trattenere il diritto ad un equo compenso per l?utilizzo del bene e avrà diritto ad un indennizzo per il danno ricevuto.
        Nonostante tutti i vantaggi sopra menzionati, la vendita con riserva di proprietà ha un limite trattandosi di un contratto di compravendita le tasse devono essere pagate subito, anche se è bene precisare, che una volta terminati i pagamenti non sarà necessario effettuare un nuovo atto di vendita per trasferire la proprietà dal venditore all?acquirente. A carico dell?acquirente vi sono l?imposta sull?immobile, le tasse dei rifiuti, le varie spese ordinarie e straordinarie dell?immobile.

      2. Rent to buy: Si tratta di un contratto di locazione, che si tramuta in un contratto di compravendita solo quando la somma dei canoni pagati eguaglia quello del prezzo totale dell?immobile. Si tratta di sottoscrivere da subito un contratto in cui l?inquilino si impegna con il proprietario di casa a comprare l?abitazione, nella quale trascorrerà un certo numero di anni in affitto, potendo poi scalare dall?immobile le cifre già pagate mensilmente, **il vantaggio **è quello di non perdere il denaro già versato per il canone e non dover stipulare da subito un contratto di mutuo.

      http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3478

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    • «Troppo fisco e burocrazia», imprese italiane in coda per decidere se spostarsi a Chi

      «Dieci, quindici almeno. E per la verità due di loro si stanno insediando qui ora, proprio in questi giorni». Moreno Colombo sorride e comincia già a fare la conta delle imprese italiane che verranno a localizzarsi qui a Chiasso. Il sindaco guarda la sala piena, alle sue spalle, 250 imprenditori italiani accorsi per informarsi sulle opportunità d'impresa in Canton Ticino e a Chiasso in particolare. Alcuni di loro - il sindaco ne è certo - decideranno a breve di venire in città, attratti soprattutto dai vantaggi fiscali e burocratici.
      Davanti al teatro di Chiasso, sede dell'incontro, campeggia il manifesto dell'iniziativa, "Benvenuta impresa", e già questa per noi "frontalieri" è una novità. Quando mai un comune italiano ha fatto altrettanto? «Caso mai fuori dai piedi impresa», sbotta Sergio, imprenditore milanese dell'impiantistica industriale, arrivato qui per capire, con qualche chance di restare, «almeno il 20%». Loro, gli imprenditori italiani, sono le star della giornata, coccolati dalla città e presi d'assalto dai giornalisti. Qualcuno abbassa lo sguardo, altri rivelano solo il nome di battesimo, l'idea di esporsi troppo non è gradita, così come la piega che il nostro Paese ha preso negli ultimi anni.
      «Si può essere patrioti fin che si vuole - sospira Walter - ma se lo Stato mette a rischio la nostra sopravvivenza ci si deve per forza guardare intorno». Edoardo, imprenditore comasco del tessile, fino a qualche anno fa non aveva preso in considerazione l'ipotesi di trasferirsi, «ora però abbiamo toccato il fondo - spiega - e la nostra politica non ha capito nulla». «La giustizia non esiste - rincara Francesca, imprenditrice di Turate e lo Stato di diritto da noi è solo un'affermazione, di fatto non esiste».
      La voglia di fuggire dall'Italia è confermata dai consulenti locali, alcuni hanno già portato qui decine di aziende italiane, altrettante sono in "coda" per valutare il da farsi.
      Guardando alla diversa pressione fiscale, 68,3% noi, meno della metà la Svizzera secondo l'ultimo rapporto della Banca Mondiale, è difficile del resto dar loro torto.
      Se sul fronte fiscale paiono imbattibili, in termini di trasparenza si potrebbe però fare meglio. L'incontro è rigorosamente a porte chiuse, nessun giornalista ammesso in sala, chi prova a chiedere di scattare una foto (chiedere, aggiungendo anche «per favore») viene allontanato in malo modo, avvicinato dall'organizzatore della manifestazione e paragonato a Staffelli di Striscia la Notizia.
      Pazienza, sono bravi nell'amministrazione, nel fisco, nella giustizia, non si può pretendere proprio tutto.....

      Link alla notizia : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3465

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    • ACQUA: 3,8 miliardi di bollette non pagate

      Il 4,3% delle utenze in Italia non paga l’acqua, pari a 860.000 famiglie. Non è un problema di portafoglio (le bollette elettriche sono più alte ma vengono pagate), ma di una scarsa propensione al pagamento, dovuta a motivi storici, a semplice malcostume o a ragioni tecniche (come l’impossibilità a “staccare” l’acqua ad utenze condominiali).

      Risultato? Un “buco” nelle casse dei gestori idrici pari a 3,8 miliardi di euro. Si tratta di crediti scaduti, ovvero superiori a 24 mesi, rilevati dal “Dossier sulla morosità nei servizi idrici”, presentato a Roma stamane da Federutility, la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici di acqua ed energia. Tra i clienti meno fedeli, spicca la Pubblica Amministrazione: l’8% dei Comuni è moroso, mentre lo Stato contribuisce per circa il 6,5%. Di questo e di altre emergenze del servizio idrico, si parlerà nel corso del Festival dell’Acqua, in programma dal 6 all’11 ottobre a L’Aquila (www festivalacqua.org)

      “Per comprendere l’impatto di questi numeri sul comparto idrico, occorre tenere presente che i quasi 4 mld di crediti scaduti deriva per il 45% da utenti domestici, rilevando un dato patologico per la tenuta economico-finanziaria del sistema”. Così Claudio Cosentino, Direttore dell’Area idrica di Federutility e coordinatore dello studio, che lancia l’allarme sugli investimenti in opere ambientali, pianificate ma spesso non realizzate per mancanza di copertura. “L’insieme dei gestori idrici riesce, con grande fatica, ad investire 1,2 mld all’anno in opere di protezione ambientale, ma il livello degli investimenti potrebbe essere decisamente più alto se riuscissimo a riportare ad un livello fisiologico il tasso di morosità nell’idrico”.
      Il confronto è con i servizi energetici: nell’energia elettrica, infatti, il tasso di morosità si colloca all’1,2%, nonostante la spesa media per una famiglia italiana sia pari a 518 euro/anno contro i 231 euro/anno per i servizi idrici.

      All’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg) - che da due anni ha assunto le funzioni di regolazione e controllo anche sui servizi idrici e che sta definendo il nuovo metodo tariffario - Federutility chiede un sistema che premi l’efficienza dei gestori, stabilendo entro l’anno regole chiare e definitive, che coniughino insieme equità ed efficienza, attraverso l’incentivazione di sistemi di misura e telelettura.

      Per Massimiliano Bianco - nuovo direttore generale di Federutility - “questo settore può e deve diventare capace di premiare le efficienze, come avviene per altri settori regolati. Tutti dobbiamo imparare a dare all’acqua il valore che merita, non soltanto a parole”.

      http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3421

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    • Aumentano i pagamenti elettronici in Italia

      L?Italia continua a caratterizzarsi per un trend di continua, seppur lenta, diffusione degli strumenti di pagamento alternativi al contante. Infatti, nel corso del 2012 il numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante è cresciuto del 4.2% (in linea con il 3.9% del 2011), mentre l?importo complessivo delle transazioni è diminuito del 2.7% rispetto all?anno precedente (+2.2% nel 2011).
      Queste le principali evidenze della undicesima edizione dell?Osservatorio sulle Carte di Credito realizzato da Assofin, CRIF Decision Solutions e GfK Eurisko, presentato oggi a Milano.

      Le carte di credito
      Nel corso del 2012 le carte di credito in circolazione continuano a diminuire (-4.5% rispetto al 2011), un calo più contenuto rispetto al -12% registrato nel 2011 e collegato a processi di razionalizzazione intrapresi sia dagli intermediari finanziari sia dalle famiglie.
      Il numero delle transazioni effettuate ha fatto registrare un incremento del 3.7% nel 2012, riprendendo il trend di crescita interrotto con la leggera flessione (-0.3%) rilevato tra il 2010 e il 2011.

      Il valore medio delle transazioni effettuate con carta di credito si è attestato nel 2012 intorno ai 93 euro, contro i 95 euro del 2011 e i 97 euro del 2010. Il dato, unitamente alla costanza dell?importo medio delle transazioni su POS con carte di debito, conferma un comportamento di utilizzo della moneta elettronica da parte dei consumatori anche per acquisti di importo contenuto.
      Al contrario, nel 2012 continua a **crescere il numero di carte di debito in circolazione (+5.5% **rispetto all?anno precedente).

      Le carte prepagate
      Continua a crescere anche la diffusione delle carte prepagate, a conferma del loro ruolo di strumento di inclusione finanziaria (+32.4% nel 2012 rispetto al 2011, anno in cui la crescita era stata del 14.9%). Tale diffusione è stata accompagnata anche da una crescita nell?utilizzo, con un +25.9% per il numero di transazioni e un +30.6% per quanto riguarda il valore delle operazioni.
      Il trend di crescita del numero medio di operazioni per carta subisce invece una flessione (-4.9% sul 2011), mentre continua l?incremento dell?importo medio delle transazioni, nel 2012 pari a 66 euro (contro i 64 euro del 2011 e i 63 euro del 2010).

      Le carte rateali e opzione
      Il numero di carte rateali/opzione in circolazione ha fatto registrare nel 2012 un ulteriore rallentamento, con un deciso -23.2%. Tale ridimensionamento è dovuto anche alla riduzione delle **nuove emissioni (-8.3% **nel 2012, sebbene meno incisiva rispetto agli anni precedenti), cui hanno concorso da un lato le strategie di collocamento più selettive e mirate da parte degli operatori al fine di contenere la rischiosità dei portafogli, dall?altro il provvedimento dell?Organo di Vigilanza del 2010, che ha impattato fortemente sul collocamento di tale strumento.
      Il comparto nel suo complesso mostra un peggioramento dei flussi finanziati (-2.3%) nei primi sei mesi del 2013, dovuto all?ulteriore flessione delle carte rateali (-13.4%), che conferma il prudente atteggiamento del riscorso al credito da parte dei consumatori.
      Si conferma anche il graduale spostamento del mercato verso le carte opzione, spesso non utilizzate nella modalità di rimborso rateale, che fanno registrare una debole crescita dei flussi transati (+0.2%). I titolari, infatti, mostrano una forte preferenza per tale tipologia di carta, con la quale effettuano quasi 9 operazioni su 10 (87%).

      La diffusione territoriale
      Secondo l?Osservatorio Assofin-CRIF Decision Solutions-GfK Eurisko, a maggio 2013 non si sono registrate particolari variazioni nella diffusione territoriale rispetto allo stesso periodo del 2011.
      Le carte a saldo hanno la loro maggiore diffusione in Lombardia (23.6% del totale nazionale), nel Lazio (11.5%) e nel Veneto (9.3%). In fondo alla classifica troviamo invece la Valle d?Aosta (0.2%), il Molise (0.3%) e la Basilicata (0.7%), evidentemente condizionate dalla numerosità della popolazione residente.
      Anche per la diffusione delle carte rateali si conferma il primato della **Lombardia (14.0% del totale nazionale), seguita dal Lazio (11.3%) **e dalla Sicilia (11.1%). Diffusione assai modesta, invece, in Basilicata (0.6%), Molise (0.5%) e Valle D?Aosta (0.2%).

      La rischiosità del mercato delle carte
      Relativamente al livello di rischiosità delle carte di credito, a maggio 2013 si riscontra per le carte a saldo un tasso di sofferenza medio nazionale pari al 2.4%. Per quanto riguarda le carte rateali, invece, si è attestato al 9.0%.

      L?analisi della domanda di carte
      Per quanto riguarda la domanda, il profilo dei titolari di carta di credito che emerge dall?Osservatorio Assofin-CRIF Decision Solutions-GfK Eurisko rimane centrato sui segmenti più elitari e di maggiore solidità finanziaria. La congiuntura economica non favorevole ma anche la scarsa percezione differenziale della carta di credito, rispetto ad altri strumenti di pagamento, non ne favoriscono la diffusione presso segmenti di popolazione più mediana tuttavia potenzialmente interessanti.
      Anche il portafoglio carte non mostra particolari variazioni: si conferma la prevalenza di mono-titolari con, nella quasi totalità dei casi, una carta base, mentre le carte premium (oro e platino) restano minoritarie anche tra i pluri-possessori.
      Per gli operatori del settore emerge, ancora una volta, la necessità di un?adeguata attività di valorizzazione del prodotto, anche attraverso strategie di comunicazione mirate.

      L?analisi dell?offerta e le tendenze in atto
      Per quanto riguarda il mercato, molti istituti finanziari hanno dotato le carte del proprio portafoglio con la nuova tecnologia contactless, che consente il pagamento senza bisogno di strisciata o inserimento del codice pin: per pagare basta avvicinare la carta di credito al terminale POS e in pochi secondi la transazione viene registrata.
      Inoltre, tra gli strumenti di pagamento si mantiene forte la preferenza degli italiani per le carte prepagate, grazie allo sviluppo del mercato e-commerce, un ambito in cui questa tipologia di carta è percepita come la più sicura. Un altro fattore decisivo nella diffusione delle carte prepagate è rappresentato dalle **carte conto **(che offrono funzionalità aggiuntive simili ad un conto corrente, come ad esempio ricevere ed effettuare bonifici), che ormai tante banche hanno emesso nel nostro Paese.
      Un ulteriore elemento che sta caratterizzando lo sviluppo del mercato è la tecnologia Nfc (Near Field Communication) e i conseguenti pagamenti mobile: lo smartphone si trasforma in carta di credito e il sistema automaticamente addebita la spesa sul conto corrente del consumatore. In questo scenario di crescita **l?Italia potrebbe rappresentare la capofila della ?rivoluzione? del pagamento: **nel nostro Paese sono infatti presenti due milioni e mezzo di telefonini dotati di questa tecnologia che rappresentano una ?infrastruttura? dalle grandi potenzialità di crescita.

      I fattori che influenzano la diffusione delle carte di pagamento
      L?Osservatorio, infine, ha dedicato un approfondimento monografico ai fattori che influenzano la diffusione delle carte di pagamento.
      Uno dei principali è legato fondamentalmente alle condizioni strutturali dell?offerta, come la diffusione di postazioni POS e ATM, che ne determina il grado di accessibilità e fruibilità.
      Un altro elemento rilevante è, invece, di natura socio-culturale: la **preferenza da parte degli italiani per il contante, che risulta anche collegata a valori macroeconomici **quali il PIL e l?indice di concentrazione del reddito. In generale, un maggior benessere economico e una maggiore distribuzione del reddito favoriscono l?utilizzo della moneta elettronica.
      Accanto a questi fattori ne esistono altri, alcuni più legati alla congiuntura economica, altri alle peculiarità socio-culturali della domanda italiana.
      Il passaggio della crisi da finanziaria a reale e l?ampio processo di mutazione sociale in cui si è innestata hanno, innanzitutto, generato un nuovo approccio al consumo e alla gestione delle proprie risorse. In questo ambito i prodotti/servizi in generale e gli strumenti di pagamento elettronici in particolare acquistano valore nella misura in cui sono in grado di potenziare le capacità dell?utilizzatore, facilitando e semplificando i processi/percorsi d?uso. Cresce nel contempo, sempre nell?ottica di ottimizzazione delle risorse (scarse) l?attenzione al reale valore dei prodotti/servizi e il trade off, ovvero la scelta tra diverse alternative possibili sulla base del valore che l?individuo attribuisce a ciascuna.
      La società italiana resta, infine, ancora molto legata all?uso del contante. Questo fenomeno si coglie anche presso i titolari di carte di pagamento elettronico (di credito e/o debito), che avrebbero già a disposizione uno strumento alternativo per effettuare le proprie spese. Sempre nell?ambito delle specificità culturali della domanda il capitolo monografico dell?Osservatorio affronta poi il delicato tema della tracciabilità dei pagamenti, nella duplice accezione di controllo interno (da parte dell?individuo), e quindi di ottimizzazione della gestione della spesa, e di quello esterno di tipo ?fiscale?.

      Link alla notizia : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3411

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    • Diario di Viaggio in Madagascar

      Un vero e proprio diario di viaggio in cui il protagonista ci accompagna alla scoperta della Grande Isola, tra posti improbabili e millenarie tradizioni, ci consente di vedere tramite i suoi occhi un altro mondo.
      Uno splendido viaggio fotografico alla scoperta di un Madagascar segreto e spettacolare, del tutto sconosciuto al turismo di massa. In appendice la divertente cronaca del protagonista che, tra strade improbabili, guadi e fiumi, porta il lettore alla scoperta della Grande Isola e delle sue tradizioni millenarie, messe in pericolo da uno sfruttamento forsennato delle sua immense risorse naturali.

      "Il Madagascar è sempre stato per me più un luogo dello spirito, che non geografico.
      Il fatto è che ho uno zio missionario che è stato per lunghissimo tempo laggiù. Da piccolo ne sentivo spesso parlare da mamma, nonna e zie, come di una specie di eroe lontanissimo che curava bambini e adulti in un posto remoto ed esotico da cui, ogni tanto, mandava delle fotografie in bianco e nero, dove lo si vedeva ritratto con in testa il casco coloniale, la casacca da lavoro dei Padri Francescani, circondato da una moltitudine di bambini sorridenti, tra capanne, zebù e risaie.
      È con queste premesse che sono partito per la Grande Isola..." - G.Luzzi

      GIANPAOLO LUZZI, laurea in giurisprudenza, presidente del Gruppo Studio Luzzi & Associati, giornalista pubblicista, direttore editoriale di Credit Village Magazine, è autore di una ventina di libri sulla gestione dei crediti, la loro riscossione e l'educazione al credito responsabile, oltre che chairman e/o docente nei principali corsi, seminari e convegni sugli stessi argomenti. Questo è il suo primo libro fotografico.

      http://www.gianpaololuzzi.it/?p=1656

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    • India Caos Calmo

      Questo libro ci porterà alla scoperta della calma ma caotica India attraverso un viaggio fotografico fatto di momenti, leggende e tradizioni che ci guideranno nell'aprire la mente ed il cuore al loro approccio spirituale alla vita.
      Entrare in una qualsiasi città indiana, significa immergersi in una cacofonia di suoni, rumori e una girandola di mezzi e persone che vanno ovunque, senza che si capisca con precisione quale sia il senso di marcia: auto, moto, bus, tuc tuc, carretti tirati da persone, biciclette, bici-risciò, pedoni, vacche, scimmie e cani che gironzolano in quel delirio collettivo con apparente indifferenza. I clacson vengono suonati con vigore, le strade tagliate e i segnali stradali ignorati? ma con pacatezza. Le scorrettezze sono subite con paziente rassegnazione. Un vero e proprio ?caos calmo?. Un ossimoro, questo che fotografa con precisione l?India odierna: fragile e forte; gioiosa e dolente; emozionante e razionale Una sintesi di forze opposte che quotidianamente si confronta in una delle maggiori potenze economiche e militari al mondo.

      Lik alla fonte : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=1633

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    • Ancora in calo la domanda di prestiti da parte delle famiglie: -4% ad agosto

      La domanda di prestiti da parte delle famiglie ha fatto registrare anche nel mese di agosto un calo, pari a -4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno*.*
      ​La domanda di prestiti da parte delle famiglie (nel suo aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati) ha fatto registrare anche nel mese di agosto un calo, pari a -4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
      Per trovare un segno positivo nelle rilevazioni mensili del Barometro CRIF bisogna ritornare ai primi due mesi dell?anno in corso, quando però il confronto era sul primo bimestre 2012 che aveva fatto registrare un vero e proprio crollo (rispettivamente con un ?15% e un -17% rispetto all?anno precedente).
      Questo trend non sorprende affatto considerate le difficoltà che coinvolgono circa 9 milioni di italiani, alle prese con una situazione di perdurante disagio occupazionale che inevitabilmente determina un approccio prudente e frena la domanda di servizi e beni, specie di quelli durevoli o più costosi.
      Di seguito sono riportate - in tabella e in forma grafica - le variazioni rispetto allo stesso mese dell?anno precedente relative alle domande di prestiti raccolte dagli istituti di credito e contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie. I valori sono ponderati, cioè al netto dell?effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

      La dinamica in atto trova riscontro anche nel dato aggregato relativo ai primi 8 mesi dell?anno in corso, consolidando una flessione pari a -2,3% rispetto al corrispondente periodo del 2012 ma, soprattutto, pari a -15,1 % rispetto al 2009, quando le famiglie italiane ancora non avevano preso piena coscienza degli effetti della crisi economica.
      La tabella seguente evidenzia l?andamento della domanda aggregata da gennaio a fine agosto a confronto con le rilevazioni degli anni precedenti, in costante contrazione.

      Entrando maggiormente nel dettaglio, il grafico seguente mette a confronto l?andamento della domanda di prestiti personali e di prestiti finalizzati (sempre considerando i dati ponderati sui giorni lavorativi).
      Nello specifico, ad agosto i prestiti finalizzati hanno fatto segnare un -5% rispetto al corrispondente periodo del 2012 mentre i prestiti personali si sono caratterizzati per un più contenuto -2%.

      L?analisi condotta da CRIF mostra anche una dinamica costantemente in calo relativamente all?importo medio dei prestiti richiesti, a conferma della cautela che sta caratterizzando i comportamenti di consumo e di ricorso al credito da parte delle famiglie.
      Nello specifico, nei primi 8 mesi del 2013 l?importo medio delle richieste, nel complesso di prestiti personali più finalizzati, si è assestato a 7.517 Euro anche se il 52,8% del totale delle domande presentava un importo inferiore ai 5.000 Euro.
      Scendendo maggiormente nel dettaglio, l?importo medio relativamente ai prestiti finalizzati nei primi 8 mesi dell?anno in corso è stato pari a 4.385 Euro mentre per i prestiti personali la media è stata di 11.213 Euro.
      A questo riguardo va sottolineato come in questi ultimi anni le famiglie italiane abbiano profondamente riorganizzato le proprie uscite, spesso rinviando gli acquisti a momenti più propizi, ma anche orientando le richieste di credito su soluzioni in grado di gravare meno pesantemente sul reddito disponibile, privilegiando di conseguenza scadenze più lunghe e importi più leggeri.

      Link alla fonte : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3397

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    • Salute delle imprese: Prime evidenze dai bilanci 2012

      Gli effetti negativi della crisi di questi ultimi anni si sono manifestati anche nei conti delle aziende italiane. A questo riguardo, le prime evidenze che emergono dall?analisi dei dati e degli indicatori di bilancio relativi all?anno 2012, realizzata da CRIF Decision Solutions su 300.000 bilanci depositati, certamente esprimono un generale peggioramento dello stato di salute delle imprese italiane e un proseguimento sul trend di peggioramento dei principali indicatori avviatosi negli anni recenti.
      In particolare, a fronte di una contrazione dell?attività produttiva evidente in tutti i diversi settori economici, è risultata prioritaria l?attenzione ai costi. La riduzione del giro d?affari e la necessità di ridurre i costi è infatti visibile nella diminuzione delle spese del personale, che passano dal 13% del 2009 all?11% del 2012 se rapportate al valore della produzione, e di quelle gestionali, che progressivamente si riducono di circa 3 punti percentuali nel corso degli ultimi 3 anni, raggiungendo nel 2012 il livello più basso della serie osservata (25% circa del valore della produzione). Per altro queste evidenze risultano in linea con le dinamiche economiche generali, dove il tasso di disoccupazione ha continuato a salire generando una rilevante crisi occupazionale.
      Un ulteriore elemento di difficoltà è legato al finanziamento dell?attività d?impresa. La contrazione delle erogazione da parte del sistema bancario nazionale, evidente in modo diffuso per tutto il 2012, unitamente al contestuale calo degli investimenti hanno ridotto la quota di indebitamento bancario, che solo nel 2012 si è contratto di 3 punti percentuali rispetto all?anno precedente (rispetto al totale debiti), e dei debiti finanziari.
      Sotto questo aspetto vanno ricordate le difficili condizioni dei mercati finanziari che, nonostante il miglioramento seguito all?intervento della BCE con l?annuncio del programma OMT avvenuto a fine estate 2012, hanno continuato a risentire del clima di incertezza economica e politica del nostro paese. A ciò si aggiungono la necessità di controllo del rischio di credito e di rafforzamento dei requisiti patrimoniali che hanno inasprito le politiche di erogazione del credito.
      La mancanza di un supporto finanziario ha in parte dirottato le imprese verso una gestione orientata all'utilizzo della leva commerciale, innescando una catena di ritardi di pagamento che ha coinvolto i vari livelli delle filiere produttive, destabilizzando l?equilibrio finanziario di molte imprese. A questo proposito, l?aumento dei debiti commerciali è evidente a partire dal 2009, con una crescita complessiva del 15% nel triennio 2009-2012; contestualmente i debiti finanziari diminuiscono, attestandosi nel 2012 al 17% circa del totale passivo.
      L?analisi di CRIF Decision Solutions mette anche in evidenza la contrazione della redditività delle imprese, con una marginalità più ridotta, e il trend di contrazione risulta ancora più serio se si osservano le dinamiche di lungo periodo. Ad eccezione del 2010, dove si è assistito ad un lieve recupero del ROS e del ROI, negli altri anni le imprese hanno infatti subito una progressiva riduzione della redditività. Le prime evidenze del 2012 confermano questa tendenza per il ROS, che si è quasi dimezzato rispetto al 2007 attestandosi al 2%, e per l?ebitda margin, che scende al 6,8%; il ROI, invece, rimane stabile al 2% rispetto al 2011.
      Tuttavia esistono sostanziali differenze nelle dinamiche settoriali; a fronte di un peggioramento della marginalità nella filiera delle costruzioni e nell?industria degli autoveicoli e del motociclo, dove anche la redditività mostra ulteriori segnali di cedimento con tutti i principali indicatori negativi e in peggioramento nel 2012, si rileva un miglioramento o un mantenimento dei margini raggiunti nei settori che, nonostante la lunga crisi, hanno ?tenuto? sul mercato grazie a caratteristiche di apertura internazionale e propensione all?export e a forti tradizioni locali. Si tratta, nello specifico, dell?alimentare e della meccanica in ambito manifatturiero, settori di spicco dell?economia nazionale. Nei servizi si sottolineano le buone performance del segmento dei servizi alle imprese e anche in quello dei servizi alla persona che hanno mediamente una marginalità superiore rispetto al complesso delle attività produttive.
      In termini di equilibrio finanziario si rileva una sostanziale stabilità del margine di struttura secondario che rimane comunque prossimo all?unità, senza sostanziali variazioni rispetto agli anni passati.

      Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3378

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    • In Grecia si può comprare casa con soli 10 mila euro, investimento bidone come a Detr

      Non è uno scherzo è lo scenario descritto dal quotidiano economico Imerisia in un reportage sul mercato immobiliare della Grecia. Un panorama che si basa sui dati provenienti da Pomida, l?Unione proprietari immobiliari greci.
      La causa di questa svendita è determinato dalla crisi che ha intaccato l?economia ellenica, oggi i prezzi delle abitazioni al metro quadro sono talmente bassi che è possibile acquistare, ad esempio nel cuore di Atene, un appartamento a 10 mila euro.
      Non si tratta di case da ristrutturare o in condizioni pessime, tutt?altro, sono immobili in cui sarebbe possibile vivere da subito, case pronte all?uso, quindi.
      Il crollo dei prezzi avvertitosi soprattutto ad Atene consente oggi di acquistare casa in Grecia con una cifra pari a quella che in Italia servirebbe per comprare un?auto di piccola cilindrata, i prezzi sono vantaggiosi anche nel centro di Salonicco, a Patrasso o nella splendida Corfù e nell?isola di Creta.
      Riportiamo qualche esempio giusto per chi fosse interessato ad investire i propri risparmi nel mercato immobiliare ellenico: ?un appartamento di 55 mq al centralissimo quartiere Kypseli, palazzo del 1958 in ottime condizioni, si vende per undicimila euro. A Patisia, un appartamento di 68 mq in una palazzina del 1976 si vende a settemila euro. A Salonicco, 50 mq in vendita a diecimila euro. A Corfù, una villetta fuori città di 55 mq con un piccolo giardino, diecimila euro?.
      Ma anche con questi prezzi, gli immobili rimangono invenduti e vuoti, il problema principale sono le tasse, fin dallo scoppio della crisi, la proprietà immobiliare è stata la fonte più sicura e cospicua di entrate per le casse dello stato.
      Sugli immobili pesa la paritetica della nostra Imu che si chiama ?tassa straordinaria di solidarietà? che sarà in vigore fino al 2016 , ma il vero problema è la rivalutazione del valore catastale, che seppur decretato nel 2011 viene calcolato sui valori di mercato del 2005, quindi si tratta di valori più elevati di tre o quattro volte rispetto a quelli attuali.
      La Pomida ha stimato un numero elevatissimo, tra 200 e i 270 mila in tutto il paese, di **appartamenti vuoti **e indica una soluzione che aiuterebbe quantomeno i proprietari di case sfitte, quella di cedere questi immobili al demanio a saldo delle tasse dovute, visto inoltre che da quest?anno lo stato ellenico ha deciso di rinchiudere in carcere per un anno tutti coloro che risultano insolventi di almeno 50 mila euro verso l?ufficio delle imposte.
      I quartieri centrali sono stati un po? alla volta abbandonati dai residenti greci e al loro posto sono arrivati molti immigrati, ma oggi, gli stessi immigrati, specie gli albanesi, hanno fatto ritorno in patria lasciando vuoti gli appartamenti in affitto in cui risiedevano, sui proprietari pesano quindi tasse e costi di mantenimento insostenibili vista la crisi.
      La crisi dello stato ellenico non può che riportare alla mente il fallimento di Detroit e il disastro economico americano, anche se qui la situazione è ancora più critica.
      Le case vengono vendute online per un valore che ha del ridicolo, si tratta di alloggi di 120-140 metri quadri con tre camere da letto, due bagni, cucina e salone venduti a 300 euro, e se ne trovano altri da 100 euro o da 50, basta fare un giro virtuale sui siti di agenzie immobiliari ad esempio Realtor.com.
      Qui l?investimento che se ci si fermasse al prezzo parrebbe assicurato ha in realtà alcune grosse pecche:

      *1. *Le abitazioni super low-cost si trovano in quartieri ormai fantasma, dove vige la criminalità, alcuni lettori commentano stupiti dai prezzi gli annunci nei siti di saldi immobiliari: «mi domando se il pacchetto comprenda anche le munizioni che ti servono per evitare di essere impallinato in giardino»
      2. Le case, a differenza di quelle vendute in Grecia, sono interamente distrutte, la delinquenza ha lasciato completamente vuote le abitazioni.
      3. Le case sono tutte pignorate e abbandonate da anni, chi decide di acquistare deve quindi accollarsi tutte le tasse di proprietà anche degli anni precedenti che non sono state regolarmente versate.
      4. Chi compra deve per giunta pagare la commissione all?agenzie immobiliare e non appena si firma il contratto l?immobile subisce in automatico la rivalutazione, questo significa un aumento immediato delle tasse di proprietà.

      Difficile in questo caso pensare ad un affare, nonostante il prezzo allettante iniziale, l?investimento nasconderebbe in realtà il rischio del classico ?bidone?.
      Queste case a 300 euro non rappresentano allo stato attuale nessun affare viste le difficoltà a cui andrebbero incontro i futuri proprietari, inoltre è quasi impensabile che in futuro la zona possa essere riqualificata.
      Attenzione quindi prima di investire dei risparmi a non considerabile come variabile appetibile sono il prezzo.

      Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3208

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    • Sorpresa: torna a crescere la domanda di mutui. Agosto +4,1%.

      Dopo oltre 2 anni e mezzo di profonda crisi, per il secondo mese consecutivo le richieste di mutui registrano un segno positivo.
      Le evidenze dell?analisi del patrimonio informativo di EURISC ? Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF

      Bologna, 5 settembre 2013 ? Dopo l?inaspettata sorpresa del primo segno positivo da 2 anni e mezzo a questa parte, registrato in luglio, la domanda di mutui da parte delle famiglie italiane anche nel mese di agosto appena concluso si conferma in crescita, facendo segnare un incoraggiante +4,1% rispetto al dato dell?agosto 2012: che sia il segnale di una inversione di tendenza dopo aver toccato i minimi storici nella prima parte dell?anno?

      Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell?anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell?effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

      ?La contrazione nei volumi di richieste rimane ancora molto pesante se confrontata con il dato registrato nei primi 8 mesi degli anni scorsi ma la dinamica negativa si sta progressivamente attenuando, lasciando intravvedere qualche timido segnale di ripresa ? commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF ? Piuttosto, il dato positivo rilevato sia a luglio sia ad agosto colpisce in quanto anche nel primo semestre del 2013 la domanda si era confermata essere decisamente debole e selettiva, scontando la perdurante fragilità del quadro congiunturale?.

      Dall?analisi condotta da CRIF risulta anche che l?importo medio richiesto ad agosto è stato pari a 126.167 Euro, confermando una sostanziale stabilità rispetto ai dati rilevati nei 7 mesi precedenti, mentre nell?aggregato dei primi 8 mesi dell?anno è risultato essere pari a 127.779 Euro (erano 131.746 Euro nei primi 8 mesi del 2012).

      Analizzando la distribuzione in funzione dell?importo, nei primi 8 mesi del 2013 si conferma la preferenza verso le fasce più basse, con oltre il 75% delle domande di mutuo che presentano un valore inferiore ai 150.000 Euro, coerentemente con la contrazione dei prezzi degli immobili residenziali registrata negli ultimi mesi.
      Per quanto riguarda la durata dei mutui richiesti, invece, la classe compresa tra i 25 e i 30 anni continua ad essere la preferita dagli italiani (28,4% del totale, anche se in calo di 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012).
      Relativamente all?età dei richiedenti, infine, la fascia tra i 35 e i 44 anni è la prevalente, con una quota del 34,1%, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (29,1%).

      ?Negli ultimi anni gli italiani hanno assunto un diverso atteggiamento rispetto all?investimento immobiliare e, conseguentemente, anche verso i mutui richiesti agli istituti di credito ? conclude Capecchi -. Più precisamente, le famiglie si sono maggiormente orientate verso soluzioni in affitto e hanno posticipato l?acquisto di immobili residenziali per non appesantire eccessivamente il bilancio familiare stante la difficile situazione economica. Inoltre, sempre più spesso hanno preferito utilizzare risorse proprie e i risparmi dell?intera cerchia familiare per finanziare l?acquisto, tanto che solo un terzo delle compravendite è stata sostenuta dall?accensione di un mutuo. Per queste ragioni risulta particolarmente sorprendente la dinamica registrata negli ultimi 2 mesi anche se è ancora troppo presto per dire se si tratti di una vera e propria inversione di tendenza?.

      Link alla fonte : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3352

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    • Pensioni, arriva dal Giappone una proposta shock: si può lavorare fino alla morte

      Mentre in Italia si cercano soluzioni per riformare il sistema previdenziale, pensando al posticipo dell?età pensionabile, e sempre più cittadini, già intimoriti dal continuo rinvio della pensione, per garantirsi una vecchiaia sicura stanno facendo ricorso alla previdenza integrativa, dal Giappone arriva addirittura una proposta shock: abolire la pensione e lavorare per tutta la vita.
      L?idea è stata avanzata dal ministro dell?economia giapponese, Akira Amari, in un videomessaggio registrato per il seminario "Abenomics. La sfida giapponese? tenutosi il 5 giugno scorso a Roma dalla Fondazione Italia-Giappone e dall?ambasciata nipponica.
      A preoccuparsi della ?bizzarra? proposta pare che non debbano essere solo i nipponici, ma tutti i lavoratori del mondo, secondo Amari la sua idea potrebbe, infatti, essere la soluzione ?perfetta? per contrastare l?invecchiamento della popolazione in tutto il globo.
      Ecco le motivazioni del ministro ?Tra un paio di decenni un quarto della popolazione giapponese sarà* over 65**. Aumenteranno le spese sanitarie e previdenziali e diminuirà la forza lavoro, potrebbe essere una tragedia. Ma se invece fosse possibile una soluzione a questo problema, grazie allo sviluppo tecnologico o mediante la riforma del sistema previdenziale, creando cioè una società nella quale le persone rimangano attive per tutta la vita, questa soluzione potrebbe essere esportata in tutto il mondo".*
      Mentre quindi in Europa ed in Italia si cercano soluzioni per far fronte all?inevitabile problema dell?invecchiamento progressivo della popolazione, in Giappone c?è chi pensa di risolvere il problema alla radice: eliminare definitivamente la pensione e far prolungare indefinitamente l?attività lavorativa.
      Ovviamente si è consci dei limiti fisici determinati dall?avanzamento dell?età, come ovviare al problema? Tutto si baserebbe sui progressi della tecnologia e della medicina, e qui arriva la parte ancora più sconvolgente della proposta di Amari che ha annunciato la deregolamentazione del settore medico-scientifico, al fine di incoraggiare la ricerca e la produzione di nuovi farmaci. "Ad esempio , ha ipotizzato il ministro, utilizzando le cellule IPS, staminali pluripotenti indotte, sarà possibile creare cellule sane da sostituire a quelle malate, o addirittura agli organi malati".
      La scioccante prospettiva sta facendo discutere il mondo, come ovvio che sia, confidiamo che l?Italia non prenda spunto da questa sconvolgente idea del ministro giapponese per risollevare la propria congiuntura economica negativa ed il rischio default dell?Inps.

      Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3331

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