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Uso, consuetudine e prassiSalve, ho alcuni problemi a definire questi tre elementi. Il manuale di pubblico dice una cosa, quello di amministrativo un'altra, quello di privato un'altra ancora e su internet si trovano ancora altre definizioni. 
 La consuetudine è una fonte-atto non scritta che può essere secundum, praeter o contra legem. Non potrebbe (secondo il mio manuale di diritto pubblico, ma ho i miei dubbi) invero dare luogo ad interpretazione ma solo creare o abrogare altre norme giuridiche. Alcuni dicono che è diverso dall'uso che dà luogo a possibili integrazioni ed interpretazioni.Cosa diversa è la prassi e la differenza è che per le altre fonti citate prima i consociati si comportano sapendo di dover o meno attuare determinati comportamenti. Nella prassi invece i soggetti sanno che non sono tenuti a seguire tali comportamenti <<ciò non esclude che si possa giungere a norma consuetudinaria>> (ma è necessario un riconoscimento legislativo?) Qualcuno potrebbe provare a chiarirmi le idee? Grazie mille, 
 a presto.
 
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Colgo l'occasione per chiedere anche se è corretto far coincidere le fonti-atto con le fonti non scritte. 
 Grazie,
 Simone.