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							La Mia MorteLA MIA MORTE Ed il volgo mi vedrà cader tremante, 
 le mie risa e paventi non più vivi:
 sarò ?n suol atterrito e schiumante
 vicin a Cesare ed ai Romani divi..Saluterò te,vita,che non mi sei amante, 
 guardando dietro plorando,quand?ivi
 ai Campi Elisi giunto,io,tristo e galante
 sentirò ciò che te per me sentivi.Or ch?in vita son solo e calpestato 
 Ade bramo ne la tristezza e pianto
 mio, omo savio ?n cor trasandato.Oh vag?alma di me povero santo, 
 ti chiedo venia quand?il volgo dannato
 ti vedrà senza corpo e senza manto.( Così come io vedo la mia morte ) 
 
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							La pigrizia nella perversione sessuale. Tra la gerontofilia e la necrofilia, 
 il passo è breve.Carissimo poeta nero. Mi capitava di passar per le parti della signora che toglie lo sguardo, in un pensiero e in una fugace e funesta parentesi del sorriso. E ho pensato di venire a lasciarti una cosa veramente breve, che di certo saprai apprezzare. Naturalmente non sono poeta serioso e impegnato come dimostri di essere tu. Mi attaglia meglio il ruolo del buffone di corte. E quindi con ironia lugubre venivo a scriverti, per il tuo sollucchero. Vado particolarmente fiero della sintesi, che se chiedi in giro non è proprio la mia caratteristica prevalente. 
 
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Salve poeta tanatologo... 
 trovo che vedersi in mano alla morte sia un modo cosciente di viver la vita..
 la visione criptoagostinia: viviamo per morire, è sicuramente nera ma porta ad una accettazione di quello che andremo in contro..
 e di conseguenza ad un viver meglio la vita, sappiamo che abbiamo i giorni contati e perciò chiediamo alla vita tutto anche se talvolta sembriamo rassegnati..
 la rassegnazione fa parte della tristezza che porta accettazione ma poi la vita ha la meglio e noi le rubiamo fino all'ultimo respiro possibile..
 Dafne